La polemica non si arresta e le autorità stringono di nuovo la morsa intorno a Google. Più trasparenza e maggior chiarezza su raccolta e trattamento dati: il garante britannico ICO, Information Commissioner’s Office, pone la lente di ingrandimento su Mountain View e chiede che entro il 20 settembre vengano modificate le policy circa la raccolta dei dati personali relativi agli utenti.
Una massa dati che cresce quotidianamente a ritmo di clic sui servizi offerti da BigG, da Gmail alle condivisioni sul social Google+, e che oggi vengono sollecitati a prestar rispetto dei principi legislativi del Data Protection Act. Secondo l’autorità britannica, infatti, le policy circa la privacy di Google non sarebbero sufficientemente limpide riguardo le modalità di raccolta dei dati, ma soprattutto riguardo all’utilizzo delle informazioni raccolte circa l’utente.
L’ultimatum dell’ICO non arriva da solo e segue, infatti, a quello dello scorso mese di giugno firmato dalla Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés. Resta vaga per il momento la risposta di BigG, che sembra infatti aver semplicemente ribadito la coerenza delle proprie policy sulla privacy con le leggi europee. Tempi duri insomma per il colosso che può vantare onori ma non può dimenticare gli oneri. Per un colosso che fa mostra di tendere la mano ai suoi utenti offrendo servizi utili a rendere la vita semplice, far bottino dei dati riservati dei propri utenti potrebbe davvero compromettere il prezioso rapporto di fiducia. Nel frattempo il Regno Unito minaccia una sanzione di 500 mila sterline.