Il cyberspionaggio russo ha influenzato l’esito delle elezioni presidenziali statunitensi.
Queste le conclusioni cui è giunta un’indagine svolta dal team di sicurezza della Casa Bianca, secondo cui, però, gli attacchi hacker ai danni delle infrastrutture informatiche statunitensi e a opera di Mosca sarebbero cominciati ben prima del periodo elettorale.
In particolare, i gruppi APT28, Sofacy e Fancy Bear, al soldo del Cremlino, avrebbero inviato ben 19.315 link maligni a soggetti vari compresi nell’entourage di Hillary Clinton da marzo 2015 a marzo 2016. Dopodiché, tra i destinatari delle e-mail infette, 3.124 le avrebbero aperte venendo reindirizzati su una falsa pagina Google e subendo il furto delle credenziali di accesso ai propri account.
Gli hacker incriminati, però, non sono stati così furbi. Per eseguire le loro intrusioni pare infatti abbiano utilizzato Bitly, un tool che lascia traccia delle operazioni compiute in Rete; inoltre, avrebbero lasciato aperti gli account.
Thomas Rid del King’s college, a conoscenza dei fatti, ha commentato: “L’evidenza pubblica sull’implicazione attiva delle agenzia di intelligence russe nel 2016 è incredibilmente forte. L’attacco al comitato nazionale Democratico può essere comparato a un’incursione ben eseguita in cui gli intrusori hanno usato identici dispositivi di ascolto, identici metodi di trasferimento dei file rubati e stessi mezzi di diffusione”.
Secondo Mark Warner, a capo del Senate Intelligence Committee, il Cremlino avrebbe invece assoldato migliaia di hacker esperti per creare false storie in Rete finalizzate a sceditarla e a sostenere il rivale Donald Trump: “Siamo a conoscenza dell’attacco e fughe di informazioni mirate, ma ciò che mi preoccupa di più sono alcuni rapporti. Abbiamo avuto modo di andare a fondo sulla vicenda e sappiamo che ci sono stati migliaia di troll che hanno lavorato al servizio della Russia”.