Tom Donilon, consigliere della sicurezza nazionale del presidente Obama, rappresenta il volto del primo confronto pubblico con la Cina per il cyberspionaggio necessario dopo che il Ministro degli Esteri Yang Jiechi ha negato il coinvolgimento dell’esercito popolare nell’ondata degli attacchi informatici che hanno recentemente colpito gli Usa. La Casa Bianca chiede a Pechino che riconosca il problema pubblicamente, che agisca per bloccare le attività di hacking provenienti dal paese e che sia disponibile a partecipare ad un tavolo di discussione per stabilire degli standard.I cinesi insistono sul fatto che essi stessi siano vittime di attacchi cibernetici e non gli autori. Sabato scorso, il signor Yang ha fatto un appello per ottenere “regole e cooperazione sulla sicurezza informatica”, ma ciò che è certo è che dopo le evidenti prove del coinvolgimento dell’esercito popolare, la Cina non può più sottrarsi al confronto.
Tuttavia, anche se la “Cyber Activity” necessita norme internazionali, Donilon, in questo contesto, non ha mai fatto alcun riferimento ai miliardi di dollari che il comparto militare americano e le agenzie di intelligence stanno spendendo per sviluppare un vero e proprio arsenale di “armi informatiche” da usare contro target militari. Le cyber pallottole sono già partite con l’attacco segreto organizzato dagli Stati Uniti e Israele per disattivare il centrifughe che l’Iran utilizza per l’arricchimento dell’uranio presso l’impianto di Natanz.