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Operation Payback,i pirati che non si arrendono

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Protestano per la chiusura di Pirate Bay e finiscono dritti al cospetto del giudice. E’ successo a un gruppo di hacker statunitensi che, contrari alla chiusura del noto sito per la libera condivisione di contenuti protetti da copyright, hanno orchestrato un attacco alle infrastrutture informatiche di alcune organizzazioni anti-pirateria.

E’ cosi che ora il gruppo di attivisti di Anonymous attende in Virginia il verdetto di un Giudice, che pare non voler  scendere a compromessi.  Con l’accusa di aver organizzato il sabotaggio intenzionale di diverse strutture informatiche, tra cui quella della Recording Industry Association  of America, della MasterCard e persino della Bank of America, i 13 cracker sono accusati della violazione del testo di legge “Computer Fraud and Abuse Act”.  Nome in codice “Operation Payback”, l’operazione sarebbe stata firmata da attivisti di età compresa tra i 20 e i 40 anni, tutti di nazionalità statunitense, e con l’obiettivo di mettere k.o. i principali canali di pagamento per il download legale di contenuti protetti da diritto d’autore.

“Libera condivisione sul libero territorio della Rete” è il credo dell’organizzazione clandestina, che ha già causato la perdita di ingenti somme ai siti attaccati.  Una vera e propria manifestazione di protesta su Internet , quindi, quella che il Tribunale della Virginia intende incriminare e punire come vera e propria offensiva criminale.  La nave dei pirati non si arrende e prosegue la sua missione: obiettivo condivisione gratuita per il popolo della Rete.  Al Giudice la sentenza.

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