Niente più libertà di espressione, niente più cinguettii. La Turchia tarpa le ali e chiude il becco all’uccellino blu di Twitter. Mentre il mondo procede veloce e i social media amplificano le capacità comunicative e le possibilità di scambio d’opinione dell’uomo da un capo all’altro del mondo, il ministro degli interni Muammer Guler annuncia l’intenzione del governo di preparare una bozza legislativa che impedisca la diffusione senza controllo di contenuti sulle piattaforme social. Un modo come un altro, insomma, per dire che Twitter, Facebook e compagni non sono più graditi su territorio turco. Il governo turco non intende abbassare la guardia e fa mostra del suo potere iniziando una battaglia contro i social media, che nel corso dei giorni passati hanno dimostrato di essere uno strumento efficace per la diffusione delle comunicazioni durante le manifestazioni violente che hanno infuocato le strade di Istanbul. La sicurezza del paese si traduce in controllo e negazione della libertà di espressione, passando, ovviamente, per il grande mondo del web. Tuttavia, se da una parte un provvedimento del genere può essere tacciato come violazione della libertà di espressione, dall’altro in molte occasioni è stato dimostrato come un maggior controllo sui social da parte delle autorità avrebbe scongiurato azioni terroristiche, sabotaggi di sistemi ed episodi di bullismo e antisemitismo: difficile trovare una giusta misura quando si parla di controllo e sicurezza in Rete.
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