Finora l’adesione era volontaria ed esplicita, fra qualche tempo potrebbe non esserlo più, con tutte le conseguenze sul piano della riservatezza degli utenti e della loro privacy. Parliamo della partecipazione “forzata” al sistema di tracciatura globale della posizione degli utenti che Google starebbe sperimentando e che fra qualche mese potrebbe essere attivo sui device di ogni tipo e a prescindere dal sistema operativo utilizzato dai navigatori: chrome, iOs o Windows, perché quando si tratta di catturare le informazioni su possibili clienti i big dell’informatica non conoscono rivalità.
Ma qual è, nello specifico, la questione? Semplicemente, da indiscrezioni provenienti dalla stessa Mountain View sembra che l’azienda sia pronta a diffondere un sistema per associare la posizione geografica degli utenti (che già forniscono il consenso per la localizzazione via Gps) con i dati relativi alle attività commerciali da questi stessi visitate e o frequentate, così da rendere più precise ed efficaci le ricerche di mercato svolte dai tecnici di Google o da altre multinazionali. Ora, tralasciando che Apple qualche mese fa fu esposta al pubblico ludibrio per aver operato un tentativo simile, dà da riflettere il fatto che centinaia di migliaia di utenti con tale pratica rischiano di comunicare involontariamente i propri dati, aderendo all’iniziativa senza rendersene conto. Un bel colpo per la privacy, cui da tempo ormai ci stiamo rassegnando a rinunciare. D’altra parte, la possibilità di avere sulla scrivania una scheda con l’identità commerciale completa dell’utente val bene il mancato rispetto delle persone.