Ma i nostri telefoni cellulari sono intercettabili oppure no? La domanda non è peregrina, perché, eccetto i casi in cui il tracciamento delle conversazioni e del traffico dati è autorizzato da un mandato ufficiale della magistratura, la risposta non è affatto chiara e univoca. L’indagine è partita da un gruppo di attivisti di Privacy International, naturalmente mossi dal recente scandalo del Datagate, che ha svelato al mondo fino a dove oggi un’agenzia di spionaggio possa spingersi nella propria quotidiana attività.
Preoccupati dunque della possibilità che ogniqualvolta accendiamo i nostri smartphone ci possa essere qualcuno pronto a registrare chi siamo e cosa facciamo, i membri dell’organizzazione hanno rivolto ai big dell’It e delle Telecomunicazioni (Apple, Google, Ericsson, Htc, Microsoft, Nokia, Rim, Samsung) un’interrogazione pubblica: eventuali componenti software e hardware installate nel device a insaputa del proprietario rimangono attive anche se il telefono è spento? Con grande sorpresa, le aziende interpellate hanno dichiarato di non essere in grado di fornire una risposta precisa. La funzione di tracciamento, in teoria, non dovrebbe operare se il sistema non è alimentato, ma nessuno, puntualizzano le corporation, può sapere che cosa i cyber criminali (buoni o cattivi decidete voi) riescono a fare. “Senza l’energia fornita dalla batteria i componenti hardware non funzionano e il software non esiste in memoria – spiegano i responsabili di Google, che peraltro sostengono di non avere alcuna capacità di “attivazione remota” di Android -. L’unica sfumatura possibilista prende in considerazione la possibilità che un terminale sia infetto: in questo caso un malware sofisticato potrebbe simulare una batteria a corto di energia tenendo l’intero terminale sotto scacco”.