Google car. Appena qualche giorno fa esaltata sui mezzi di comunicazione come il simbolo del finale trionfo dell’Internet of things per una mobilità sicura; oggi, segnalata, insieme alle altre soluzioni di automotive intelligente, come potenziale vittima di uno dei bachi più banali della recente storia dell’informatica.
Costo dell’operazione di hackeraggio per il malintenzionato interessato: 50 euro.
Proprio così. Per deviare dal proprio tragitto una costosissima Google car è sufficiente l’acquisto e la messa in funzione di un kit di emettitori laser comunemente disponibili in commercio.
Il sistema Lidar, infatti, utilizza quegli stessi impulsi laser per misurare la distanza da sé di eventuali ostacoli lungo il percorso; la banale interferenza di raggi laser provenienti da una diversa fonte è in grado di mandare in tilt il funzionamento di questo costosissimo sistema (valore commerciale 70.000 dollari) attraverso l’invio di segnali fasulli che allertano il sistema di guida circa la presenza di fantomatici e pericolosi ostacoli sulla strada.
Certo, l’attacco hacker funziona a una distanza non superiore ai 100 metri e per questo non preannuncia rischi gravi per l’incolumità delle persone, ma il dibattito sulla effettiva intelligenza di dispositivi che dovrebbero agire per nostro conto è aperto.