Tutti la vogliono e tutti la cercano, ed è stata già capace di portarsi dietro una bolla speculativa e migliaia di proseliti in tutto il mondo, inducendo addirittura alcuni governi ad autorizzare, nei rispettivi territori, l’installazione di dispositivi bancomat dedicati. Eh sì, perché di fronte al ciclone Bitcoin poco o nulla hanno potuto finora le Autorità centrali, rimaste letteralmente travolte e disarmate dal fenomeno della moneta virtuale creata nel 2009 in Giappone da un misterioso e anonimo autore.
I problemi, tuttavia, esistono, e non sono solo quelli, facilmente intuibili, che riportano alla necessità di legare l’emissione e lo scambio di questa nuova valuta a una qualsivoglia autorità di controllo, ma anche i rischi e i pericoli tipici che corre una “creatura” digitale. Non a caso, una delle stesse società di trading coinvolte nello scambio di Bitcoin, tale Mt.Gox, ha recentemente segnalato l’esistenza di un bug interno all’algoritmo su cui la valuta virtuale si auto-costruisce talmente grave da determinare la sospensione immediata delle operazioni finanziarie. La vulnerabilità, infatti, prende di mira non tanto il software che regola il mercato dei Bitcoin quanto i sistemi client degli utenti, che in questa maniera si ritrovano in balia di una miriade di malware possibili; uno su tutti, il famigerato OSX/CoinThief, che ha già mietuto diverse vittime in Rete.