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Usa, stop alle perquisizioni sui cellulari

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Sicurezza Ict, per una volta il supporto arriva dalla legge e non dagli apparati tecnologici. Ma tant’è: quando a smuoversi è niente di meno che la Corte Suprema Usa vendor ed esperti di cyber security sono ben contenti di farsi da parte e ricevere una mano: perché da oggi, negli Stati Uniti, perquisire arbitrariamente lo smartphone di una persona arrestata o sospettata di un qualsivoglia reato non sarà più permesso alle forze di polizia, e per procedere sarà necessario disporre di uno specifico mandato della magistratura. “Il telefonino al giorno d’oggi è una parte integrante della nostra persona. Contiene informazioni riservate e confidenziali al tal punto che lo potremmo considerare un prolungamento meccanico del corpo. Che come tale va preservato da indebite intromissioni” ha sentenziato John Roberts, giudice repubblicano di area conservatrice che, proprio date queste premesse, ha stupito molto per la liberalità della decisione assunta. Ma si sa, negli Usa con le libertà individuali non si scherza, e la privacy, almeno a parole, è un valore da cui difficilmente si prescinde. Sul piede di guerra forze di polizia e autorità, che in questo modo si sentono private di un valido strumento di conduzione delle indagini, mentre cantano vittoria i sostenitori delle libertà individuali, tra cui il New York Times. Già…e i cyber criminali? Come reagiranno alla notizia di non avere più l’occhio costante del Grande Fratello sulle eventuali operazioni di frode e sottrazione dati a danno delle piattaforme mobile? O forse il pericolo da cui ci dobbiamo tutelare sono appunto i governi, vedi Datagate?

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