Social network, dati degli utenti vendesi

Già da tempo i social network si sono avviati alla fase di maturità, mostrando quella parte della loro immagine che i milioni di utenti, vuoi per superficialità vuoi per disattenzione verso le logiche sottese allo sviluppo di precise dinamiche economiche, quotidianamente ignorano: l’operazione sistematica di raccolta e selezione dei dati degli internauti.

Eh sì, perché è proprio quest’ultima in fondo la “mission aziendale” di giganti come Facebook, Twitter, Linkedin e Google, che ovviamente non esclude la funzione ludica e di intrattenimento della rete social ma che implica, da parte delle multinazionali interessate, un’attenzione crescente all’impiego dei propri strumenti di analisi delle informazioni e di Business Intelligence per confezionare formule di marketing ogni volta nuove e più accattivanti.  A tutto, però, c’è un limite. Così, lascia quanto meno meravigliati la notizia di poche ore fa secondo cui il social network di Mark Zuckerberg è pronto a eliminare dalla piattaforma l’opzione “chi può leggere la tua timeline”, senza sostituirla con una funzionalità globale di controllo della privacy e rendendo di fatto trasparente alla ricerca qualsiasi utente iscritto. Certo, costui potrà sempre proteggere la propria riservatezza contro i profili esplicitamente bloccati, ma il senso di un’apertura incondizionata agli “spioni” del Web rimane.  Questi ultimi, poi, come detto, altro non sarebbero che i grandi inserzionisti pubblicitari, ora intenzionati a drenare risorse e investimenti sulla Rete. Non gratis evidentemente. Lo conferma la partecipazione ai giochi di Big G, che a differenza dei colleghi di Palo Alto non si fa scrupoli a dichiarare il commercio dei dati, minori esclusi. Ha ancora senso, allora, parlare di sicurezza e riservatezza dei dati? Non lo sappiamo.  But we are all connected!