Al settimo anno di età Twitter conta oltre 200 milioni di account registrati attivi con una media 140 milioni tweet al giorno. Le previsioni di crescita davano questo mezzo con 750 milioni di utenti registrati alla fine del 2012. Un “social” decisamente diverso dagli altri, capace di muovere l’informazione definita “partecipativa in real time” a botte di 140 caratteri per tweet, utile sia alla comunicazione dei singoli che a quelle delle aziende. Per la ricchezza e l’eterogeneità non solo degli utenti ma anche dei contenuti non poteva di certo rimanere indenne dagli attacchi di abili hacker. I Twittatori non sono stati affatto risparmiati. E’ storia di meno di un mese fa l’annuncio da parte della società californiana di aver rilevato in una settimana modelli di ingresso anomali alla piattaforma che hanno consentito di accedere alle informazioni di circa 250 mila utenti.
Ora a tremare sono anche i responsabili marketing di grandi aziende che usano sempre di più i social network per promuovere i prodotti. In giro di 48 ore due icone americane hanno visto la loro immagine trasformata in quella della concorrenza. Il primo è il caso dell’account Twitter di Burger King, il cui logo è stato sostituito con quello di McDonald’s con cinghettii che dichiaravano la vendita dell’azienda al concorrente. Altra storia nota è ciò che è successo il giorno dopo con la violazione del profilo del brand Jeep appartenete al gruppo Crysler, che si è visto improvvisamente acquisto da Cadillac. Insomma, nessuno è al sicuro, non lo è stato neanche il Presidente Obama quando nel 2010 il giovane francese con nick name Hacker Croll ha dato una sbirciatina all’interno del suo account.
Questi episodi sollevano forti dubbi sulla sicurezza dei Social Media, password complesse e domande segrete non sono certo sufficienti a proteggere gli utenti. Lo stesso account Twitter di Anonymous (famigerato gruppo collettivo di hacker) è stato violato pochi giorni fa, il che la dice lunga sui livelli di sicurezza di questi nuovi mezzi.