Quando diamo un nome alla rete wireless sia essa dell’azienda o di casa nostra, quante informazioni stiamo comunicando all’esterno? Quante volte per comodità la chiamiamo per esempio “Albergo Miramare”, “Famiglia Rossi” o “Azienda Tessile Scaligera” per essere immediatamente riconoscibile da un ospite, da un cliente o da uno stesso dipendente che ne vuole usufruire?
E se il nome contenesse qualcosa di utile agli hacker per scovare la password d’ingresso? Ecco che la selezione del SSID – Service Set Identifier, così è tecnicamente definito il nome di una rete locale wireless (WLAN) – non è banale per la sicurezza del mezzo. Che fare allora? La prima cosa da evitare è quella di utilizzare il nome predefinito (SSID standard) come quello di fabbrica o di pescare proprio nella lista dei Top 1000 SSID più comuni. In questo ultimo caso è certo che le password sono già state “crackate”. Altro errore comune tra gli utenti domestici è quello di usare il cognome o l’indirizzo di casa così se l’hacker di condominio cerca una Wi-Fi alla quale attaccarsi e trova “Casa Brambilla” come nome della rete, può provare ad inserire come parola d’accesso “Molly” o “Marco”, rispettivamente cane e figlio dei Signori Brambilla . Dunque è fondamentale essere creativi nella scelta di un nome che deve essere più univoco possibile spalmato su 32 caratteri alfanumerici con maiuscole e minuscole. Ma ci si può sbizzarrire anche con la password che può contenere fino a 63 caratteri. Per le aziende poi è importante più che mai selezionare la crittografia WPA2, l’algoritmo di sicurezza più aggiornato, durante la fase di configurazione della rete.