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Scandalo Datagate, Google ha sempre saputo

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Scandalo Datagate, nulla è quello che sembra nella vicenda che da un anno a questa parte coinvolge in trame sempre più fitte e intricate governo americano, agenzie di spionaggio e big dell’Ict. In mezzo, naturalmente, i cittadini ignari, privati, a questo punto, anche della possibilità di capire che cosa ne è, ogni giorno, delle proprie identità digitali. L’ultima rivelazione da parte dell’ex agente pentito Nsa Edward Snowden chiama infatti direttamente in causa Keith Alexander, di recente rimosso dalla direzione della National Security Agency e che, però, qualche scheletro nell’armadio se lo porta dietro.

Stando alle accuse di Snowden, infatti, il suo ex principale sarebbe corresponsabile del programma Enduring Security Framework. Di che cosa si tratta? Semplicemente, di una serie di meeting periodici che governo americano e agenzie di spionaggio avrebbero tenuto fin dal 2009 con i principali nomi dell’industria dell’Ict, tra cui Google, Microsoft, Dell e HP.

Nulla di male obietterete voi, anche considerando le dichiarazioni pubbliche, per cui EFS nasce con l’intento di “coordinare le azioni del governo e dell’industria su temi importanti e generalmente riservati che non potrebbero essere affrontati e risolti dai singoli attori”. D’altra parte, dopo che per mesi quelle stesse aziende, pur firmatarie del programma, hanno affermato di non aver avuto mai nulla a che fare con le manipolazione dell’Nsa e di essere state anzi vittime delle azioni dell’agenzia, risulta ora difficile credere all’innocenza del legame. Puntuale, infatti, è arrivato il sospetto della Electronic Frontier Foundation, impegnata sul fronte delle libertà civili, che non crede alla coincidenza del contatto. “Sottoponendosi a questi check up le big company del Web hanno ceduto involontariamente, ma non troppo, informazioni sulla sicurezza dei propri hardware”. E ancora “La Nsa cercava punti deboli nei sistemi informatici nel momento in cui assicurava di volerli rendere più protetti”. Non lascia spazio a polemiche, però, la risposta dello stesso Alexander: “Il lavoro dell’EFS è fondamentale per il progresso della nazione contro le minacce del cyberspazio. Ho molto apprezzato il contributo dei big dell’informatica”.

Dove finisce la dissimulazione e dove si scopre la verità?

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