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Protezione della privacy online: l’Europa è molto più all’avanguardia

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Quando nel 2004 Mark Zuckerberg, studente della Harvard University, creò Facebook insieme alcuni suoi colleghi non poteva di certo immaginare quale evoluzione questo social network avrebbe avuto. “Aumentare la propria visibilità aiuta a renderci migliori” questo era il principio che ispirò il progetto. Ma da quando è partita la grande avventura le cose sono decisamente cambiate nella compagine del WorldWideWeb ricevuto da tutti noi in dono ben 20 anni fa. Sfruttare le potenzialità della rete, condividere dati, immagini e video, scambiare opinioni, cercare informazioni, mantenere relazioni, vendere, acquistare, rendere gli altri aggiornati queste sono opportunità per tutti ed è per questo che lo strumento viene definito come “democratico”. Già ma i vantaggi non sono solo per gli utenti, ma anche per chi ha trovato il modo di sfruttare i loro dati ed osservare i comportamenti in rete con finalità commerciali, di marketing e non solo. Da qui la necessità e lo sforzo di creare una nuova e severa protezione della privacy online per tenere a freno l’uso dei dati da parte di società quali Google e Facebook.

Ad affrontare concretamente questa problematica è soprattutto l’Europa che sta lavorando da lungo tempo alla creazione di un sistema che regoli la riservatezza dei dati, avviato lo scorso anno da Viviane Reding, Commissario Europeo per la Giustizia. Un nuovo disegno di legge è stato recentemente sponsorizzato da Jan Philipp Albrecht, membro del Parlamento, che spinge verso la ricerca di misure per vietare l’utilizzo di attività volte a tracciare l’utente o profilarlo che le imprese usano per produrre e diffondere pubblicità mirata, a meno che i consumatori non abbia dato loro esplicito consenso. Il disegno di legge potrebbe anche concedere agli utenti europei un nuovo diritto fondamentale: la portabilità dei dati, oppure il diritto di trasferire facilmente le informazioni prodotte da un individuo, incluso fotografie e video da un sito ad un altro.

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