Per una volta, la tecnologia non presenta problemi di sicurezza. Anzi, lavora per garantirla.
È notizia di qualche giorno fa, infatti, che negli Usa un uomo è stato accusato di aver ucciso la propria consorte nonostante avesse inscenato una rapina in casa finita male per allontanare da sé ogni sospetto; in particolare, gli inquirenti sono riusciti a scoprire la verità grazie ai dati registrati all’interno del braccialetto fitness indossato dalla donna al momento dell’aggressione.
Questi i fatti: Richard Dabate, cittadino del Connecticut, aveva dichiarato alla polizia che il giorno dell’omicidio qualcuno si era introdotto in casa, indossando una maschera per non essere riconosciuto e aveva cercato di estorcergli del denaro. Quindi lo aveva legato a una sedia e poi aveva sparato a sua moglie, Connie.
La polizia di Stato del Connecticut ha utilizzato tutti i dati a disposizione per appurare l’accaduto, tra cui, oltre al sistema di allarme al computer e ai telefoni cellulari, anche il braccialetto da fitness della vittima, creando una successione di eventi che in breve tempo ha smentito le dichiarazioni dell’uomo.
Dabate infatti aveva dichiarato alla polizia che la moglie era appena ritornata a casa dopo avere partecipato a una seduta di spinning quando l’intruso le aveva sparato, mentre l’activity tracker ha rivelato che Connie aveva camminato a lungo all’interno della casa, per almeno un’ora prima che avvenisse lo sparo.
Non è la prima volta che un fitness tracker è preso in considerazione durante le indagini criminali della polizia, e questo dimostra quanto lo Iot sia ormai uno strumento integrato nel nostro quotidiano.
Tuttavia, rimangono alcune perplessità sull’affidabilità a fini probatori di questo tipo di dispositivi, visto che molti di essi tendono a sovrastimare o sottostimare la quantità dei dati raccolti in particolari condizioni d’uso.