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USA, server governativi sotto scacco

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Potrebbe avere conseguenze molto più gravi di quanto inizialmente previsto l’attacco hacker ai propri server denunciato nei giorni scorsi dalle autorità USA.

Il bottino trafugato dalla famigerata Unità 61398, sigla identificativa dietro cui si nasconde, con ogni probabilità, l’operato di una task force governativa cinese, ammonterebbe infatti a diversi milioni di metadati, contenenti informazioni riservate sul conto di agenti della Cia, del Nsa e della Difesa: 14 milioni di file.

Così, dopo lo scandalo del Datagate, che per due anni ha visto Washington al centro delle critiche internazionali per via del programma di spionaggio cibernetico massivo perpetrato ai danni di cancellerie amiche e meno amiche, è ora la Casa Bianca a essere sotto scacco.

Da parte dell’avversario geopolitico numero uno: Pechino.

Stando alle dichiarazioni ufficiali rilasciate dal presidente Barack Obama, infatti, i pirati avrebbero preso di mira il database contenente i dati personali dei funzionari USA incaricati di trattare informazioni sensibili per la sicurezza nazionale. In questo modo, temono gli esperti del Dipartimento della Difesa, potrebbero risultare compromesse le coperture di agenti segreti americani in tutto il mondo, senza contare che gli stessi funzionari governativi, spogliati della loro privacy, potrebbero ora essere ricattati dagli omologhi cinesi e essere costretti a collaborare.

Un bell’imbarazzo per la superpotenza americana, peraltro già messa in difficoltà nei mesi scorsi per via di un analogo furto dati presso alcune case di assicurazione sanitaria.

Evidentemente, nell’epoca dei big data, nessuno è al di sopra delle parti.

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