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Sicurezza, Apple batte Samsung 3 a 1

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Apple o Samsung? Chi garantisce la migliore sicurezza? Immaginiamo che molti, tra chi ci legge, si siano posti questa domanda. E con giusta ragione, considerato che oggi smartphone e tablet pervadono le nostre vite e che i due marchi sono i primi della classe sul mercato. Ebbene, per quest’anno la sfida la vince ancora Apple. Seppur di poco. Ma questa è già una notizia, se pensiamo che da sempre iOS è sinonimo di incolumità totale per gli utenti rispetto ai malware, ai trojan e ai vari tipi di virus con cui i cyber criminali cercano di attaccare le nostre identità digitali e che, al contrario, Android, per la sua natura open source, è visto invece come un sistema molto più vulnerabile ai bug.

D’altra parte, se la sentenza risulta emessa da un giudice imparziale, e soprattutto competente, come Kaspersky Lab possiamo stare certi della sua attendibilità. Ma quali sono i terreni di scontro su cui la Mela è riuscita, nel 2014, a battere il robottino verde? Innanzitutto la sicurezza circa il download delle app. Sappiamo infatti che attualmente le minacce maggiori e più pericolose per i dispositivi mobile si annidano appunto nelle applicazioni, ed è stato misurato, da parte del vendor di It security, come le procedure di approvazione per la pubblicazione di un software su Google Play siano molto più morbide che sull’Apple store; il che si traduce nella possibilità, per i cyber criminali, di mietere indisturbati molte più vittime sul primo piuttosto  che sul secondo. Ancora, rispetto al sistema di geolocalizzazione e di importazione dei contatti, il sistema di registrazione di Google è molto più blando di quello sviluppato a Cupertino, nella misura in cui Android obbliga l’utente ad accettare in blocco i permessi e le autorizzazioni richiesti (tra cui se ne potrebbero nascondere alcuni fake) mentre iOs dà al visitatore la possibilità di flaggare ciò che ritiene di sua preferenza.

Il suo goal Google però lo segna sul fronte dell’integrazione hardware-software: Knox è la app che si integra e si diffonde omogeneamente all’interno di tutto il sistema operativo del dispositivo e che ne rende assolutamente sicure le comunicazione e l’interscambio dei dati, grazie all’estensione a pioggia di una crittografia avanzata a 256 bit. Qui Apple è risultata carente. Forse perché troppo “sicura” dei risultati già acquisiti.

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