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Per superare il problema delle password non basterà il pensiero

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Da circa 30 anni i ricercatori informatici propongono l’uso di sistemi biometrici per l’autenticazione del computer. Questi metodi richiedono la scansione delle impronte digitali, della retina o il riconoscimento facciale piuttosto che quello vocale rendendo il processo più sicuro rispetto all’utilizzo di una “normale” password. Ma questi sistemi sono lenti e costosi, tanto da non aver raggiunto la diffusione sperata. Quindi l’inserimento manuale della “parolina magica” rimane come consuetudine. Ogni volta che la si digita si è certi – se ben elaborata o complessa – che sia il mezzo più adeguato per proteggere tutti i dati. Nulla di più falso. Infatti, per esempio, secondo Deloitte nel 2013 il 90% delle password, anche quelle considerate “forti” saranno vulnerabili agli hacker. Non è facile da credere se si pensa a tutte le attività di sniffing che circolano. L’accesso al proprio pc, alle e-mail, all’home banking o alle piattaforme social, sono tutte operazioni quotidiane che richiedono l’uso di una password. Ciò implica che l’esposizione all’hackeraggio è elevata per qualsiasi utente.

Tuttavia dai ricercatori informatici arrivano “buone nuove” su questo fronte. Infatti, sembra che in futuro basterà pensare alla propria password senza essere costretti a digitarla. A dimostrarlo è un nuovo studio presentato recentemente alla diciassettesima edizione della Conferenza Internazionale sul Financial Cryptography and Data Security di Okinawa in Giappone. Messo a punto dallo staff di  UC Berkeley School of Information, il progetto esplora la fattibilità di autenticazione del pc attraverso le onde cerebrali in sostituzione della digitazione della password. Grazie ai recenti sviluppi nelle tecnologie di biosensori, si utilizza una specie di cuffia a padiglione che funziona come elettroencefalogramma non invasivo. Si collega al computer in modalità wireless tramite Bluetooth e ha un costo di circa 100$. Con questo metodo il team è stato in grado di ridurre il margine di errore all’1%. Il sistema è indiscutibilmente all’avanguardia, tuttavia non mette totalmente a riparo sul fronte della sicurezza. Infatti, secondo l’azienda Splashdata, nella classifica dello scorso anno sulle parole o numeri più utilizzati dagli utenti, codici banali quali “password”, “123456” e “12345678” occupano i primi tre posti. Quindi prima di trasmettere la password con il pensiero, questa va ben pensata.

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