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L’Ue annulla Safe Harbour

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Privacy sì, privacy no.

Ecco il dilemma che promette di infiammare le discussioni sul cyber spazio nel 2016. Già, perché la decisione annunciata qualche giorno fa da Microsoft di aprire un nuovo data center in Europa sotto la stretta sorveglianza di Deutsche Telekom non resterà senza conseguenze. Almeno a livello legislativo: tutto, in fondo, ha preso le mosse dalla legge. Il 6 ottobre scorso, infatti, la Corte Europea di Giustizia ha dichiarato illegittima la Safe Harbour; la norma, da quindici anni, stabiliva che il territorio degli Stati Uniti rappresentava un approdo sicuro per i dati digitali dei cittadini Ue.

Evidentemente, le vicende legate agli sviluppi scandalosi del caso Datagate hanno dimostrato che Oltreoceano la cultura della privacy non è poi così intoccabile. Così, in attesa della definizione di un nuovo quadro normativo, liberi tutti. E i big dell’It non si sono fatti attendere.

L’annuncio di Microsoft, che ha “sdoganato” nuovi data center in Germania, potrebbe essere seguito a breve da analoghe iniziative da parte dei rivali Facebook, Google, Amazon e Apple.

Ma se il baluardo a stelle e strisce per la tutela della riservatezza viene rapidamente a cadere, cosa resta delle nostre certezze a proposito del giusto corso di una vita online?

Ѐ sufficiente, nel caso di Microsoft, la garanzia di trasparenza nella gestione e di sorveglianza nei fatti offerta da Deutsche Telekom? O forse che, in questa maniera, l’unico effetto è un aumentato rischio di spionaggio?

L’ad di Microsoft, Satya Nadella, ha recentemente dichiarato che la mossa della corporation va in senso contrario; serve, cioè, a riguadagnare la fiducia dei consumatori, supportato dal direttore degli affari legali italiani, Biance Del Genio, che ha specificato come quello di Deutsche Telekom sia appunto un ruolo di garanzia.

A simili dichiarazioni, tuttavia, è difficile credere senza riserva. Anche la Nsa ci rassicurava. Fino alle rivelazioni di Edward Snowden

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