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Bancomat, lo smartphone lo clona

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Bancomat, vecchia truffa nuovi metodi. Da anni siamo a conoscenza del pericolo che corriamo ogniqualvolta ci rechiamo a uno sportello Atm per effettuare un prelievo di contante: lo sportello infatti potrebbe nascondere mini telecamere in grado di spiare il codice segreto della nostra tessera e dare accesso diretto al conto corrente ai ladri, che non dovrebbero fare altro che clonare la scheda per sottrarre il denaro. A fronte di questo rischio, il rimedio è sempre stato uno solo: accertarsi che lo sportello Atm non presenti anomalie e coprire con la mano la tastiera nel momento in cui si digita il codice.

Già. Ma cosa rispondereste se veniste a sapere che le tecniche della rapina si sono evolute e utilizzano oggi l’architettura informatica degli smartphone per procedere alla realizzazione di micro dispositivi da inserire direttamente nella bocchetta che legge la banda magnetica della tessera e effettuarne in maniera automatica la clonazione?

Si chiamano skimmer, e permettono alle organizzazioni cyber criminali di inviare attraverso il segnale 3G tutti i dati bancari sottratti all’utente, così da compiere subito il furto oppure rivendere gli stessi in giro per il mondo. D’altra parte, come ha sottolineato in un recente report lo European ATM Security Team, l’impiego nelle moderne tessere bancomat del chip EMV complica non poco l’attività di clonazione, rappresentando quindi un deterrente importante per le bande di cyber rapinatori. Se non fosse che tale tecnologia risulta allo stato attuale diffusa solo in Europa. Gli USA, per una volta, vengono dopo.

 

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